La direttiva Green Claims (GCD) doveva essere discussa per arrivare a un testo condiviso a partire da lunedì 23 giugno, nell’ambito di un trilogo, cioè negoziati tra Parlamento, Consiglio e Commissione europea che precedono l’approvazione definitiva. Invece, il 20 giugno, la Commissione ne ha annunciato il ritiro, o meglio, come ha successivamente corretto, “una valutazione del ritiro”.
Insieme alla direttiva chiamata “Empowering consumers” e già approvata, la direttiva Green Claims è nata per contrastare il greenwashing. Cuore del testo normativo, infatti, è l’obbligo per le imprese di dimostrare scientificamente e in modo verificabile le proprie affermazioni ambientali.
Secondo le associazioni ambientaliste, è uno studio della stessa Commissione europea a rilevare che il 76% dei prodotti sul mercato dell’UE riporta un’affermazione ecologica implicita o esplicita, e più della metà di queste affermazioni sono fuorvianti, infondate o inaccurate.
Lo stop alla Green Claims è arrivato dai gruppi del Partito Popolare Europeo (PPE), dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR) e dei Patrioti per l’Europa. Il timore espresso è l’eccesso di carico burocratico e di costi a carico delle Piccole e Medie Imprese. Eppure sia i gruppi progressisti che i conservatori sembravano pronti a Strasburgo a esentare le PMI dagli obblighi previsti dalla direttiva.
Per un portavoce delle ong ambientaliste ECOS, Client Earth, Carbon Market Watch e EEB, «La direttiva Green Claims dovrebbe fornire chiarezza a consumatori e aziende, ma la Commissione europea e alcuni eurodeputati hanno invece creato confusione. I decisori politici devono rispettare il processo legislativo, collaborare con i negoziatori per trovare una soluzione e sbloccare questa legge fondamentale. Ogni giorno senza questa direttiva infligge un danno maggiore ai cittadini dell’UE, all’ambiente e al mercato unico, con consumatori e imprese alla deriva in un mare di greenwashing mentre i politici discutono sulla scialuppa di salvataggio».
Ieri sera, Hayer e Garcia Perez, capigruppo di Renew Europee dei Socialisti e democratici, hanno inviato una lettera alla presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola, chiedendo alla maltese di «sollevare la questione» del rinvio al Consiglio europeo di giovedì. La decisione di ritiro della Commissione, sottolineano, viola le procedure istituzionali comunitarie.
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