Un anno fa, i dati del servizio ONU per la lotta contro le mine e gli ordigni inesplosi (UNMAS) hanno reso noto che nella striscia di Gaza (40 km di lunghezza da nord a sud) vi sono 37 milioni di tonnellate di macerie estremamente pericolose. Sono ancora di più che in Ucraina, dove la linea del fronte raggiunge quasi i 1.000 km.
L’UNMAS stima che siano fortemente contaminate da munizioni inesplose, con conseguente rilascio di arsenico, cadmio, mercurio, piombo o cromo e altro ancora. E poi c’è l’amianto. La stima è che tra le macerie di Gaza ci siano oltre 800.000 tonnellate di amianto.
«La questione ambientale non sarà limitata ai territori di Gaza», leggiamo su Scienzainrete: «gli inquinanti della striscia sono già osservabili nel Mediterraneo – lo si è misurato durante tutto il conflitto – e si estendono quindi fino a noi, tramite le migrazioni degli animali e le correnti marine».
Con la nuova offensiva in Iran corso, nelle ultime ore sono state colpite tre petroliere nel Golfo di Oman. Il sistema di monitoraggio satellitare degli incendi messo a punto dalla Nasa mostra tre anomalie di incendio nelle acque al largo della costa dell’Oman. L’area è una delle più grandi riserve di combustibili fossili al mondo e nelle acque dello stretto che congiunge il Golfo di Oman al Golfo Persico navigano ogni giorno 20 milioni di barili greggio, oltre a gas naturale liquefatto.
Qui l’impatto ambientale delle offensive militari ricade sull’ecosistema marino, e con esso su milioni di esseri umani (quelli che scamperanno agli attacchi) per decenni.
Foto: Youtube CNN-News18
Rispondi