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Conferenza Onu sugli Oceani, l’ultima risorsa condivisa

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cerimonia di apertura della conferenza Onu sugli Oceani

Ha aperto ieri a Nizza UNOC3, la Conferenza Onu sugli Oceani, con la presenza di oltre 120 Paesi, che durerà fino a venerdì. Dopo New York (2017) e Lisbona (2022), questa terza conferenza è organizzata congiuntamente da Francia e Costa Rica. L’obiettivo è fermare il degrado dell’ecosistema marino, da cui dipendono, tra l’altro, la sicurezza alimentare di miliardi di persone e la stabilità climatica.

Dieci anni dopo la COP21 e l’Accordo di Parigi, l’UNOC 3 si propone di riunire tutti gli stati membri delle Nazioni Unite, i loro capi di stato e di governo, le agenzie specializzate, la società civile, il settore privato e i donatori internazionali, e di fare per l’oceano ciò che è stato fatto nel 2015 per il clima” spiega il sito ufficiale dell’evento.

Durante la cerimonia di apertura il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha ricordato come gli oceani stiano assorbendo il 90% del calore in eccesso prodotto dalle emissioni di gas serra e si stiano “piegando” sotto uno sforzo sempre più intenso, dovuto, oltre alla crescita delle temperature, alla pesca eccessiva, all’inquinamento da plastica, all’acidificazione. «L’oceano è l’ultima risorsa condivisa», ha detto il segretario ai delegati, aggiungendo: «Ma stiamo fallendo».

Molto d’effetto anche le parole di Emmanuel Macron: «L’abisso non è in vendita, così come non lo è la Groenlandia, l’Antartide o l’alto mare», e ha lanciato un appello accorato alla scienza, alla legge e alla determinazione multilaterale per una gestione tutelante dei mari. La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, presente al vertice delle Nazioni Unite, ha dichiarato che l’Europa investirà un miliardo di euro in 50 progetti in tutto il mondo, al fine di sostenere la conservazione degli oceani, la scienza e la pesca sostenibile.

La Conferenza Onu sugli Oceani mira, attraverso gruppi di lavoro specifici, a ottenere una dichiarazione di impegni volontari su alcune questioni importanti come i danni gravissimi della pesca a strascico, l’inquinamento da plastica e lo sfruttamento minerario dei fondali oceanici, ambito da diversi paesi ma visto con preoccupazione dagli scienziati.  La ratifica di almeno 60 Paesi del Trattato sull’Alto Mare (2023) in modo che possa entrare in vigore è un altro importante obiettivo.

 

(Foto: Canale YouTube delle Nazioni Unite)

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