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Microplastiche

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Microplastiche

Vengono definite microplastiche pezzi minuscoli di materiale plastico, di diametro inferiore ai 5 millimetri. Le più minute (nanoplastiche) hanno lo stesso ordine di grandezza di alcuni virus.

Si dividono, a seconda dell’origine, in due categorie principali, micoplastiche primarie e secondarie.

Le microplastiche primarie vengono rilasciate direttamente nell’ambiente sotto forma di piccole particelle. Derivano in larga parte dal lavaggio dei capi sintetici (35%) e dall’abrasione degli pneumatici (28%). Sono microplastiche primarie anche quelle aggiunte intenzionalmente nei prodotti per la cura del corpo (per esempio, le micro-particelle dello scrub facciale o nei dentifrici) oppure nelle paste abrasive, vernici, eccetera. Si stima che le microplastiche primarie rappresentino il 15-31% delle microplastiche presenti nell’oceano.

Le microplastiche secondarie invece sono quelle che si producono dalla degradazione degli oggetti di plastica più grandi, come buste di plastica, contenitori per il cibo, bottiglie o reti da pesca. Rappresentano circa il 68-81% delle microplastiche presenti nell’oceano

Già nel 2017 l’ONU ha dichiarato che ci sono 51mila miliardi di particelle di microplastica nei mari, 500 volte più numerose di tutte le stelle della nostra galassia. Le microplastiche in mare possono essere inghiottite dagli animali marini. Attraverso la catena alimentare, la plastica ingerita dai pesci può così arrivare direttamente nel nostro cibo, sono infatti state rinvenute negli alimenti e nelle bevande, tra cui anche il miele, la birra, l’acqua del rubinetto. Gli effetti sulla salute sono ancora ignoti, ma spesso la plastica contiene additivi, come agenti stabilizzatori o ignifughi, e altre possibili sostanze chimiche tossiche che possono essere dannosi per gli animali o gli umani che li ingeriscono.

Nel 2023 l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha ribadito il bisogno di approfondire le conoscenze in merito all’impatto delle microplastiche sulla salute umana. In particolare, gli esperti dell’OMS si sono basati per questo sui risultati di un rapporto dell’Oms stesso del 2022, in cui sono stati analizzati i dati disponibili pubblicati fino al 2021 sul tema. Dal documento è emerso che le concentrazioni di microplastiche, pur trovandosi in tutto il pianeta, variano molto a causa delle attività umane. Inoltre dati affidabili sulla presenza di microplastiche in aria, alimenti e bevande sono tuttavia ancora limitati e basati su ancora pochi studi. Ciò rende difficile stimare l’esposizione umana e i suoi effetti sulla salute. L’analisi ha chiarito le limitazioni metodologiche nella raccolta dei dati e le difficoltà incontrate nella valutazione quantitativa delle concentrazioni a cui si è esposti. Nonostante gli affetti avversi dell’inalazione di microplastiche siano stati confermati, non è ancora chiaro se tali effetti siano legati a proprietà intrinseche delle particelle di materiale plastico o alla reazione dell’organismo a concentrazioni elevate.

Fonte: europarl.europa.eu, airc.it

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Definizioni correlate: Plastica – Materie plastiche

Collegamenti esterni: Consigli del Wwf per contrastare la dispersione di microplastiche , Rapporto Oms sull’impatto delle microplastiche sulla salute (2021)

Contributi artistici al tema: Presentazione a Ecomondo del cortometraggio Destino, realizzato da Nooffice Roma


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