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TGEAmbiente: il periodico dell’informazione ambientale (EA-nr.3 del 28/07/2015)

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TGEAmbiente: il periodico dell'informazione ambientale (EA-nr.3 del 28/07/2015)

(fonte www.regione.it) Rifiuti: UE propone differenziata obbligatoria, divieto incenerimento e salvo rare eccezioni le discariche dovranno essere proibite entro il 2030.
Riunito in seduta plenaria il 9 luglio scorso, il Parlamento europeo con 394 voti a favore, 197 contro e 82  astenuti, ha votato la risoluzione (non vincolante) Sirpa Pietikäinen che prepara l’imminente pacchetto di azioni che la Ue intende proporre sul tema dell’economia circolare. La risoluzione affronta il tema
della gestione dei rifiuti introducendo l’obbligo di raccolta differenziata della frazione organica entro il 2020 e il divieto totale di incenerimento dello stessa. Una stretta severa anche per le discariche che, salvo rare eccezioni, dovranno essere proibite entro il 2030. La risoluzione sollecita inoltre la Commissione a verificare che la legislazione vigente in materia di rifiuti sia correttamente applicata in tutti gli Stati Membri, soprattutto per quanto concerne l’obbligo della raccolta differenziata, auspicando che per i rifiuti solidi urbani venga posto un obiettivo di riciclo/riuso pari al 70% e per gli imballaggi pari all’80%. Sul tema degli imballaggi alimentari, la Commissione è invitata ad accertare la fattibilità della sostituzione di quelli attualmente in uso con quelli compostabili secondo gli standard europei, ottenuti da fonti rinnovabili e perciò ambientalmente più sostenibili. “La strada verso l’implementazione di un modello di sviluppo europeo che metta fine alla società del rifiuto e della dissipazione delle risorse naturali è stata ormai intrapresa”, commenta Marco Versari, presidente di Assobioplastiche. “La risoluzione Sirpa Pietikäinen, anche se non vincolante, getta premesse molto importanti per il pacchetto di misure sull’economia circolare che la Ue si appresta a varare; l’industria delle bioplastiche, con la sua capacità di innovazione a favore dell’ambiente – conclude – è pronta a fare la sua parte, rilanciando la competitività del sistema Europa e creando nuova, importante occupazione”.

 

(fonte CURIA) Corte di giustizia dell’Unione europea – COMUNICATO STAMPA n. 86/15 Lussemburgo – Sentenza nella causa C-653/13 Commissione / Italia: a causa dell’inesatta applicazione della direttiva «rifiuti» in Campania, l’Italia è condannata a pagare una somma forfettaria di EUR 20 milioni ed una penalità di EUR 120 000 per ciascun giorno di ritardo.

La Corte aveva già constatato una prima volta l’inadempimento dell’Italia in una sentenza del 2010. La direttiva relativa ai rifiuti ha l’obiettivo di proteggere la salute umana e l’ambiente. Gli Stati membri hanno il compito di assicurare lo smaltimento e il recupero dei rifiuti, nonché di limitare la loro produzione, in particolare promuovendo tecnologie pulite e prodotti riciclabili e riutilizzabili. Essi devono in tal modo creare una rete integrata ed adeguata di impianti di smaltimento, che consenta all’Unione nel suo insieme e ai singoli Stati membri di garantire lo smaltimento dei rifiuti. L’Italia ha trasposto la direttiva «rifiuti» nel 2006 e, per quanto riguarda la regione Campania, una legge regionale ha definito 18 zone territoriali omogenee in cui si doveva procedere alla gestione e allo smaltimento dei rifiuti urbani prodotti nei rispettivi bacini. In seguito ad una situazione di crisi nello smaltimento dei rifiuti manifestatasi nella regione Campania nel 2007, la Commissione ha proposto un ricorso per inadempimento contro l’Italia, imputandole la mancata creazione, in quella regione, di una rete integrata ed adeguata di impianti atta a garantire l’autosufficienza nello smaltimento dei rifiuti sulla base del criterio della prossimità geografica. La Commissione riteneva infatti che tale situazione rappresentasse un pericolo per la salute umana e per l’ambiente. Con una sentenza del 4 marzo 2010, la Corte ha constatato che l’Italia, non avendo adottato, per la regione Campania, tutte le misure necessarie per assicurare che i rifiuti fossero recuperati o smaltiti senza pericolo per la salute dell’uomo e senza recare pregiudizio all’ambiente e, in particolare, non avendo creato una rete adeguata ed integrata di impianti di smaltimento, era venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza della direttiva 2006/12. Nell’ambito del controllo dell’esecuzione della sentenza della Corte, la Commissione è giunta alla conclusione che l’Italia non ha garantito un’attuazione corretta della prima sentenza. La Commissione riferisce che tra il 2010 e il 2011 sono stati segnalati più volte problemi di raccolta dei rifiuti in Campania, che si sono conclusi con l’accumulo per diversi giorni di tonnellate di rifiuti nelle strade di Napoli e di altre città della Campania. Inoltre, in detta regione si è accumulata una grande quantità di rifiuti storici (sei milioni di tonnellate di «ecoballe»), che deve ancora essere smaltita, il che richiederà verosimilmente un periodo di circa quindici anni. Inoltre, la Commissione stima che, alla scadenza del termine impartito per l’esecuzione della sentenza (15 gennaio 2012), le capacità mancanti di trattamento dei rifiuti per categoria di impianti ammontavano a 1 829 000 tonnellate per le discariche, a 1 190 000 tonnellate per gli impianti di termovalorizzazione e a 382 500 tonnellate per gli impianti di trattamento dei rifiuti organici. Allo stesso modo, persistevano carenze strutturali in termini di impianti di smaltimento dei rifiuti, indispensabili nella regione Campania. Pertanto, ritenendo non soddisfacente la situazione, la Commissione ha proposto un nuovo ricorso per inadempimento contro l’Italia, chiedendo alla Corte di constatare il mancato rispetto della sua prima sentenza del 2010. Nell’ambito di questo nuovo ricorso per inadempimento, la Commissione chiede che la Corte condanni l’Italia a pagare una somma forfettaria giornaliera di EUR 28 089,60 per il periodo compreso tra la sentenza del 2010 e la sentenza odierna, nonché una penalità, eventualmente a carattere degressivo, di EUR 256 819,20 per ciascun giorno di ritardo nell’attuazione della sentenza del 2010, a partire dalla sentenza odierna. Nella sua sentenza odierna, la Corte constata che l’Italia non ha correttamente eseguito la sentenza del 2010 e la condanna a pagare, da un lato, una penalità di EUR 120 000 per ciascun giorno di ritardo nell’attuazione della sentenza del 2010 (penalità dovuta a far data da oggi) e, dall’altro, una somma forfettaria di EUR 20 milioni. La Corte convalida gli argomenti della Commissione, in particolare per quanto riguarda il problema dell’eliminazione delle «ecoballe» e il numero insufficiente di impianti aventi la capacità necessaria per il trattamento dei rifiuti urbani nella regione Campania. La Corte sottolinea inoltre che, tenuto conto delle notevoli carenze nella capacità della regione Campania di smaltire i propri rifiuti, è possibile dedurre che una siffatta grave insufficienza a livello regionale può compromettere la rete nazionale di impianti di smaltimento dei rifiuti, la quale cesserà così di presentare il carattere integrato e adeguato richiesto dalla direttiva. Ciò può compromettere seriamente la capacità dell’Italia di perseguire l’obiettivo dell’autosufficienza nazionale nello smaltimento dei rifiuti. La Corte constata poi che l’inadempimento addebitato all’Italia si è protratto per più di cinque anni, il che costituisce un periodo considerevole. Poiché dunque l’Italia non ha attuato correttamente la sentenza del 2010, la Corte decide di infliggerle una penalità giornaliera e una somma forfettaria, in quanto dette sanzioni finanziarie costituiscono un mezzo appropriato al fine di garantire l’esecuzione integrale della prima sentenza. Per quanto riguarda la penalità giornaliera di EUR 120 000, questa è suddivisa in tre parti, ciascuna di un importo giornaliero di EUR 40 000, calcolate per categoria di impianti (discariche, termovalorizzatori e impianti di trattamento dei rifiuti organici). Quanto alla somma forfettaria di EUR 20 milioni, la Corte tiene conto, ai fini del calcolo della stessa, del fatto che un inadempimento dell’Italia in materia di rifiuti è stato constatato in più di 20 cause portate dinanzi alla Corte. Orbene, una simile reiterazione di condotte costituenti infrazione da parte di uno Stato membro in un settore specifico dell’azione dell’Unione può richiedere l’adozione di una misura dissuasiva, come la condanna al pagamento di una somma forfettaria.

 

(fonte www.redazione.borse.it) Smaltimento rifiuti: nuovo accordo su modalità e tempi ritiro dei RAEE

È stato sottoscritto il nuovo Accordo di Programma per la definizione delle condizioni generali di raccolta e gestione dei Rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. Hanno firmato l’accordo il Centro di Coordinamento RAEE, le Associazioni di categoria dei Produttori di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche, le Associazioni delle Aziende di Raccolta dei rifiuti e le Organizzazioni delle Imprese Commerciali e della Distribuzione.

L’Accordo resta comunque aperto alla sottoscrizione da parte tutte le associazioni di settore e offre condizioni eque e non discriminatorie a tutti gli operatori che volessero avvalersi delle specifiche in esso previste.

Il documento firmato dalle parti, prende le mossa da quanto previsto all’articolo 16 del Decreto Legislativo 14 Marzo 2014 n. 49, in attuazione della Direttiva 2012/19/CE, ha validità triennale, con decorrenza 1 luglio 2015, e prevede importanti conferme e novità rilevanti per la gestione dei Rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) nel nostro Paese.

L’Accordo di Programma disciplina le modalità e i tempi di ritiro dei RAEE dai Luoghi di Raggruppamento conferiti ai Distributori, l’organizzazione della raccolta in modo omogeneo sull’intero territorio nazionale e i relativi premi di efficienza.

Al verificarsi delle condizioni di buona operatività realizzate dalle imprese commerciali e della distribuzione, verranno erogati premi di efficienza sulla base dei quantitativi di RAEE conferiti dai Consumatori ai Distributori, ritirati dai Sistemi Collettivi dei produttori e avviati correttamente alle operazioni di trattamento e recupero. Con la stipula della nuova intesa, il valore di questi rimborsi premiali è stato incrementato quasi del 50% in valor medio rispetto agli attuali livelli.

L’accordo odierno segna una tappa definitiva del processo inclusivo che ha visto un ruolo crescente e sempre più attivo della distribuzione ai fini della corretta gestione ambientale degli elettrodomestici a fine vita.

L’obiettivo stabilito dal Decreto 49/2014 è quello di arrivare, entro 5 anni, a raccogliere 720.000 tonnellate di RAEE, pari circa al 65% di tutte le AEE immesse sul mercato ogni anno, che corrispondono a circa 12 Kg a cittadino.
Questi numeri molto ambiziosi rendono necessario da parte di tutti gli operatori un consistente impegno per migliorare la gestione di questa risorsa e aumentare sensibilmente la raccolta.

Tra le nuove misure introdotte dal nuovo accordo, si segnala il supporto in via sperimentale alla creazione di ‘microaree ecologiche a basso impatto ambientale’ mirate a rendere più agevole la raccolta dei RAEE in aree disagiate.

Ad oggi in Italia il sistema dei RAEE raccoglie circa 240.000 tonnellate di prodotti destinati al recupero e/o al trattamento corretto; grazie a questo accordo si stima che questi già ingenti numeri possano aumentare in maniera significativa ponendo l’Italia in linea con gli obiettivi europei.

“Questo accordo – afferma Fabrizio D’Amico, presidente del Centro di Coordinamento RAEE – rappresenta un ulteriore passo verso il completamento della filiera del conferimento dei RAEE. Solo quindi con la partecipazione attiva di tutte le componenti interessate ad una corretta gestione dei RAEE si può pensare di raggiungere gli obiettivi che la Comunità Europea ci ha posto. Il percorso effettuato per giungere all’intesa, trasfusa nel testo dell’accordo, è stato rapido e vissuto in sintonia con produttori di AEE e distribuzione, e visto inoltre come un’opportunità anche da parte delle aziende della raccolta dei rifiuti. Il Centro di Coordinamento RAEE ed i sistemi collettivi dei produttori chiamati anche da questo accordo a fare una parte da protagonisti manterranno fede, come sempre fatto nel passato, agli impegni assunti a tutto vantaggio della filiera di gestione dei RAEE”.

 

(fonte www.regioni.it) Rifiuti: ANCI-CONAI, nel 2014 raccolta differenziata +7.2%

Nel 2014 la raccolta differenziata in convenzione e’ cresciuta in maniera significativa, facendo
registrare un +7,2% a livello nazionale, per un totale di 3.650.000 di tonnellate di rifiuti di imballaggio conferite al sistema consortile. E’ quanto e’ stato illustrato oggi a Roma in occasione della presentazione dei risultati conseguiti e delle opportunita’ per il futuro legate all’Accordo di Programma Quadro Anci-Conai, a un anno dalla firma dell’accordo. Nato per dare continuita’ allo sviluppo della raccolta differenziata e del riciclo dei rifiuti di imballaggio in Italia l’Accordo regola per il quinquennio 1/4/14-31/3/19 il rapporto tra comuni convenzionati e consorzi per le modalita’ di conferimento e l’entita’ dei corrispettivi per i “maggiori oneri” della raccolta differenziata degli imballaggi d’acciaio, alluminio, carta, legno, plastica e vetro. In misura maggiore rispetto ai quantitativi conferiti sono cresciuti anche i corrispettivi erogati da Conai ai Comuni, che sono passati nel 2014 da 342 a circa 400 milioni di euro, vale a dire + 17%. Pressoche’ invariata rispetto all’anno precedente la copertura del territorio. In tutto sono 7300 i comuni serviti dal sistema consortile, con un coinvolgimento di oltre 57 milioni di cittadini, pari al 91% della popolazione italiana. “L’Accordo Quadro Anci-Conai – ha detto il presidente dell’Anci Piero Fassino – ha sicuramente portato i suoi frutti e questo e’ evidenziato dai dati raccolti. Ma ancora piu’ importante e’ poter dire che l’Accordo ha garantito un servizio costante e continuo su tutto il territorio nazionale della raccolta degli imballaggi. La
strada pero’ e’ ancora in salita e alcuni degli obiettivi previsti richiedono un impegno assiduo di tutti gli attori in campo al fine di eliminare le differenze territoriali, in termini di differenziata e riciclo, ancora presenti. Continueremo quindi il confronto con Conai con l’obiettivo condiviso e la volonta’ di costruire un sistema ancora piu’ trasparente ed efficace per il raggiungimento degli obiettivi previsti nonche’ per arrivare a un allineamento del sistema paese rispetto ai migliori standard europei”. Da parte sua il presidente del Conai Roberto De Santis ha detto: “Uno degli obiettivi di Conai per i prossimi anni sara’ proprio quello di sostenere il processo di sviluppo della raccolta differenziata degli imballaggi nelle aree in ritardo, soprattutto nel centro-sud, con lo scopo di contribuire ad allineare i livelli di raccolta differenziata a quelli delle regioni del nord. In questo ambito forniremo pieno supporto ai Comuni con progetti dedicati e risorse economiche per apparecchiature e strumenti di comunicazione. Grazie all’attivita’ di Conai e dei Consorzi di filiera nel 2014 sono stati sottratti alla discarica il 77,7% dei rifiuti di imballaggio immessi al consumo”. Nel nuovo accordo presentato e’ stata confermata la priorita’ della raccolta differenziata di qualita’, condizione indispensabile per un corretto avvio a riciclo dei rifiuti di imballaggio cosi’ come la garanzia di ritiro universale da parte dei consorzi su tutto il territorio nazionale. L’accordo prevede inoltre un incremento dei corrispettivi economici pattuiti pari al 17%, con l’introduzione di una maggiore indicizzazione degli stessi.

 

(fonte www.adnkronos.com) La virtù green degli italiani, nove su dieci fanno la raccolta differenziata

Il 91% degli italiani pratica abitualmente la raccolta differenziata dei rifiuti mentre il 48% ritiene la gestione dei rifiuti e la raccolta differenziata prioritarie tra i temi ambientali delle amministrazioni locali. E’ quanto rileva un’indagine Lorien Consulting, realizzata per Conai, sul rapporto tra cittadini, ambiente e amministrazioni locali. Semaforo verde per i servizi di raccolta, ritenuti soddisfacenti dal 57% degli intervistati. Tra le aree di miglioramento indicate, un maggiore controllo qualitativo dei rifiuti conferiti e l’aumento della frequenza e della capillarità dei servizi. La corretta gestione dei rifiuti viene ritenuta più centrale rispetto ad altri grandi temi come la promozione delle energie rinnovabili, indicata dal 42% dei rispondenti, i trasporti (39%) e la tutela del paesaggio e la messa in sicurezza idrogeologica, che ha raccolto il 32% delle preferenze. E’ da sottolineare come la priorità del tema rifiuti in ambito locale non sia correlato a un’insoddisfazione diffusa sui servizi di raccolta esistenti: il 57% giudica, infatti, positivamente i servizi di raccolta nel Comune di residenza, con particolare consenso nelle regioni del Nord-Ovest (77%) e del Nord-Est (67%), e tra gli over 55, dove il 68% promuove i servizi esistenti. Tra le aree di miglioramento per i servizi di raccolta esistenti si segnala la richiesta di un maggiore controllo della qualità dei rifiuti conferiti nell’ambito della raccolta differenziata, unita a una maggiore attività sanzionatoria (40%), così come la domanda di una maggiore frequenza (35%) e capillarità del servizio (34%). Controllo e sanzioni vengono richiesti soprattutto dai rispondenti più anziani (50%) e dagli abitanti del Nord-Ovest (48%), mentre la capillarità del servizio è una priorità soprattutto per i residenti del Sud (46%). A livello generale, le amministrazioni locali vengono viste dagli italiani come gli organi di governo più incisivi per la salvaguardia dell’ambiente (55%), doppiando su questo tema le istituzioni nazionali (32%) ed europee (26%). Il comportamento dei singoli cittadini viene comunque indicato come il soggetto maggiormente influente dal campione intervistato, con una percentuale del 74%. Le tematiche legate all’ambiente e alla gestione del territorio sono ritenute importanti nell’agenda delle amministrazioni locali dal 30% dei rispondenti a livello nazionale, con particolare attenzione al Centro e al Sud, dietro a altri temi ritenuti ancora più urgenti come la manutenzione e le infrastrutture (46%), la sicurezza, i servizi e le politiche per i giovani (34%). La ricerca realizzata da Lorien Consulting ha infine esaminato la popolarità di alcuni comportamenti virtuosi per la tutela dell’ambiente, con risultati quasi plebiscitari: il 97% degli italiani ha infatti dichiarato di fare uso di lampadine a risparmio energetico, mentre il 91% pratica abitualmente la raccolta differenziata dei rifiuti, al fine di consentire l’avvio a riciclo degli stessi. Allo stesso modo, quasi 3 intervistati su 4 (72%) fa uso di carta riciclata, e il 66% dei rispondenti riutilizza oggetti usati o rotti per nuovi scopi. A dimostrazione della presenza ormai pervasiva dei temi ambientali nel dibattito pubblico nazionale, l’85% degli italiani ha giudicato positivamente l’apertura ai temi green effettuata da Papa Francesco nell’ambito dell’ultima enciclica.

 

(fonte www.pmi.it) Trasporto rifiuti: nuovo regolamento – nuovi dettagli regolamentari per il trasporto di rifiuti speciali e per trasportatori in “conto proprio”: tra le nuove misure controlli serrati, SISTRI e obbligo di iscrizione all’Albo.

Continuano ad aggiornarsi le regolamentazioni sul trasporto dei rifiuti speciali, con nuovi obblighi per i trasportatori ed un rinnovato regime di controlli sistematici. In particolare sono coinvolti tutti trasportatori in “conto proprio”, ovvero coloro che realizzano quantità molto limitate di rifiuti e successivamente trasportano gli stessi allo smaltimento senza ricorrere a professionisti terzi. La novità significativa è che mediante la circolare 29 maggio 2015 n. 437 il Comitato nazionale dell’Albo riporta con chiarezza la necessità di iscrizione all’Albo nazionale gestori ambientali per tutti i trasportatori di rifiuti speciali, anche nel caso in cui tali rifiuti siano stati assimilati agli urbani.

Normativa: Il fondamento risale al Dlgs 152/2006 che comprende l’iscrizione all’Albo nazionale gestori ambientali anche per chi effettua “raccolta e trasporto dei propri rifiuti pericolosi in quantità non eccedenti trenta chilogrammi o trenta litri al giorno”, senza deroga per i rifiuti assimilati agli urbani.

Iscrizione all’Albo: La circolare precisa che l’iscrizione all’Albo è prevista nella relativa ed apposita categoria, coincidente con la “2-bis” prevista dal dm Ambiente 3 giugno 2014 n. 120, mentre i trasportatori “in conto proprio” di differenti quantitativi di rifiuti speciali pericolosi devono invece iscriversi all’Albo gestori nella diversa categoria “5”.

Controlli: Inoltre saranno sempre più sistematici i controlli sulle dichiarazioni rese. Sul tema dichiarazioni la circolare ricorda che esiste un obbligo di tracciamento telematico dei rifiuti, ma solo se i quantitativi risultano significativi.

Obbligo di SISTRI: In particolare per questo aspetto è possibile consultare il sito del SISTRI, nella pagina “soggetti obbligati”, alla voce “Trasportatori in conto proprio di rifiuti pericolosi” che specifica che i soggetti coinvolti dal tracciamento telematico sono: “Le imprese che trasportano rifiuti pericolosi da loro stessi prodotti iscritte all’Albo nazionale gestori ambientali in categoria 5”.

 

(fonte www.atiaiswa.it) La Direttiva (UE) 2015/1127 del 10 Luglio 2015 ha modificato l’Allegato II della Direttiva 2008/98/CE inserendo nella formula di efficienza energetica “R1” prevista per gli impianti di incenerimento rifiuti il fattore di correzione climatico (Climate Correction Factor, CCF)

 

(fonte www.tuttoambiente.it) Quali oneri incombono sul gestore di una discarica?

Categoria: Rifiuti
Autorità: Cassazione Pen., Sez. III
Data: 30/06/2015
n. 27135

Il gestore di un impianto di discarica ha l’onere di verificare la corrispondenza del rifiuto effettivamente conferito alla tipologia risultante dal formulario con tutti i mezzi idonei, non potendosi limitare ad una comparazione meramente visiva ed è altresì tenuto ad adottare ogni misura volta ad impedire la miscelazione degli stessi, intesa come mescolanza, volontaria o involontaria, di due o più tipi di rifiuti aventi codici identificativi diversi, così da dare origine ad una miscela per la quale non è previsto uno specifico codice identificativo.

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