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Cavità artificiale

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Cavità artificiale

La cavità artificiale è il manufatto ottenuto attraverso l’asportazione, nel suolo e nel sottosuolo, di terreno o di roccia per ricavare un ambiente sotterraneo destinato a una specifica funzione. Tale opera sotterranea possiede almeno due pareti, una volta e un piano di calpestìo. Può autosostenersi oppure essere dotata di strutture interne di contenimento, oppure portanti. Per rendere la cavità artificiale consona alle caratteristiche richieste può essere rivestita parzialmente o completamente con argilla, malta, legno, muratura. Le superfici interne possono anche essere prive di qualsiasi copertura. Tali opere sotterranee possono essere ricavate sia al di sotto del piano di campagna, e quindi sotto il classico piano di calpestìo, sia perforando i fianchi di rilievi collinari o montuosi.

La cavità artificiale ha dimensioni variabili. Può essere composta da un solo ambiente oppure articolarsi in più vani e su uno o più livelli tra loro comunicanti. Può avere uno o più accessi e, in situazioni particolari, essere dotata di finestrature o lucernari a gola di lupo che danno all’esterno.

Indagare il sottosuolo

In un territorio soggetto alle attività umane le cavità artificiali sono presenti quasi ovunque. Generalmente sono concentrate nelle aree urbane, le quali conservano un maggior numero di cavità rispondenti a molteplici e differenziate esigenze. Se il divenire di un insediamento è sostanziato di distruzioni, riedificazioni e ampliamenti è ovvio che questi processi vadano a coinvolgere preesistenti sotterranei, che possono quindi rimanere di volta in volta inglobati in nuove cavità, riutilizzati con diversa funzione, oppure interrati o semplicemente obliterati.

Data la varietà e talora lo sviluppo planimetrico delle opere sotterranee, la ricerca in ambito urbano riveste senza dubbio carattere di forte interesse. Bisogna considerare le città come organismi in perenne movimento. La loro comprensione non può rimanere limitata alle volumetrie emergenti. Calandosi nel sottosuolo si possono percorrere chilometri di opere nate come sotterranee, oppure divenute tali con l’innalzamento dei suoli e la crescita urbana. Pertanto, lo studio degli impianti urbani deve tenere conto delle realtà sotterranee.

Nelle aree extraurbane possiamo trovare cavità artificiali che si sono venute a creare a servizio delle città in espansione, come ad esempio le cave di materiale lapideo da costruzione, gli acquedotti sotterranei per l’approvvigionamento idrico o opere estranee all’ambito strettamente urbano quali, ad esempio, le miniere.

La classificazione

Nella prima metà del XX sec. Del Pelo Pardi è tra i primi a cercare di classificare le cavità artificiali, fornendo una propria interpretazione riguardo alcune opere cunicolari destinate alla bonifica e all’emunzione. Successivamente, sia in ambito speleologico che archeologico, le cavità artificiali vengono suddivise, ma senza pervenire a una precisa classificazione. Nel 1994, al XV Congresso Nazionale di Speleologia, si presenta la prima Bibliografia delle Cavità Artificiali Italiane in cui le cavità artificiali sono suddivise per tipologie in base alla funzione. Un primo schema per la catalogazione delle cavità artificiali si espone invece nel 1999, al Convegno Internazionale di Studi su Metodologie per lo studio della scienza idraulica antica. La classificazione delle cavità artificiali si propone in ambito speleologico, sempre nel 1999, al XV Congresso di Speleologia Lombarda. Tale classificazione è riproposta al V Convegno sulle Cavità Artificiali, tenutosi ad Osoppo nel 2002. È pubblicata anche nel lavoro Civita di Tarquinia: indagini Speleologiche». In ambito internazionale è pubblicata nel 2005 nel volume Archeologia del sottosuolo. Lettura e studio delle cavità artificiali.

Le sette tipologie principali

Lo studio delle cavità artificiali ha condotto a evidenziare un certo numero di tipologie e di sottotipologie. A loro volta talune sottotipologie possono presentare degli ipogei caratteristici. Si riconoscono e si censiscono come cavità artificiali i tipi di manufatti sotto elencati, considerandoli senza operare altra distinzione se non quella che li classifica in una ben precisa tipologia e nella relativa sottotipologia.

1. Opere di estrazione

cava, miniera.

2. Opere idrauliche

2 a. Presa e trasporto delle acque

acquedotto, canale artificiale sotterraneo, canale artificiale voltato, condotto di drenaggio, corso d’acqua naturale voltato, emissario sotterraneo, galleria filtrante, pozzo di collegamento.

2 b. Perforazioni ad asse verticale di presa

pozzo artesiano, pozzo graduato, pozzo ordinario, pozzo ordinario a raggiera.

2 c. Conserva

cisterna, ghiacciaia, neviera.

2 d. Smaltimento

fossa settica, fognatura, pozzo chiarificatore (o biologico), pozzo di drenaggio, pozzo nero, pozzo perdente.

3. Opere di culto

cripta, eremo rupestre, eremo sotterraneo, favissa, luogo di culto rupestre, luogo di culto sotterraneo, mitreo, pozzo sacro.

4. Opere di uso funerario

catacomba, cimitero, colombario, domus de janas, foiba, morgue, necropoli, ossario, tomba.

5. Opere di uso civile

abitazione rupestre, abitazione sotterranea, apiario rupestre, butto, cantina, carcere, camera dello scirocco, colombaia, cripta, criptoportico, frantoio ipogeo, fungaia, galleria ferroviaria, galleria pedonale, galleria stradale, granaio a fossa, grotta artificiale, insediamento rupestre, insediamento sotterraneo, magazzino, ninfeo, palmento ipogeo, polveriera, sotterraneo, strada in trincea.

6. Opere di uso militare

bastione, batteria, castello, capponiera, casamatta, cofano, contromina, cunicolo di demolizione, cupola, forte, galleria, galleria di controscarpa, galleria di demolizione, galleria stradale, grotta di guerra, grotta fortificata, mina, opera in caverna, polveriera, pusterla, ridotta, ridotto, rifugio, riservetta, rivellino, sotterraneo, tamburo difensivo, traditore, trincea.

7. Opere non identificate

opere o strutture di cui s’ignora l’esatta funzione.


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Fonte: tuttostoria.net