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Ambiente

Per molto tempo con il termine “ambiente” si è indicato il risultato di una serie di processi essenzialmente naturali, considerati all’origine di tutto ciò che è intorno all’uomo. Il termine “ambiente” deriva dal latino ambiens, participio presente del verbo ambire, che significa “circondare”. Lo stesso prefisso amb (simile al greco amphi) indica “intorno, da ambo i lati”. Praticamente identica è l’etimologia in altre lingue europee: in inglese environment deriva dal francese envìronnement vocabolo composto dal prefisso en (intorno) e dal verbo virer (girare), in tedesco Umwelt, è composto dal prefisso um che precede il sostantivo Welt (mondo), indicando “ciò che sta intorno”.  L’etimologia è sostanzialmente identica in mandarino dove la parola huán​-jìng è la somma dei vocaboli “anello” e “confini”. Nelle diverse etimologie del termine riconosciamo quindi un significato profondamente antropocentrico, in cui l’uomo non è visto come parte integrante della biosfera, ma come entità e fattore che, pur al centro del mondo, ne risulta in realtà esterno, capace di plasmare e gestire un “ambiente” creato appositamente per le proprie necessità e in virtù delle superiori doti intellettive.

Tale visione antropocentrica (già presente nel mondo greco-romano e avvalorata dal pensiero cristiano-occidentale), si è leggermente modificata nel mondo occidentale dal secondo dopoguerra, e nei paesi in via di sviluppo è in corso di modifica. La crescita demografica, lo sviluppo di tecnologie a forte impatto ambientale, le maggiori conoscenze scientifiche e la diffusione delle opinioni di massa soprattutto grazie alla diffusione della televisione, hanno determinato una maggiore consapevolezza dei rischi che l’uomo corre e una percezione meno antropocentrica dell’ambiente.

Possiamo suddividere il concetto in tre nozioni principali:

  • nozione in senso spaziale: vano, abitazione, parte di un locale ove si vive o si svolge la propria attività;
  • nozione figurata: insieme di condizioni sociali, culturali, storiche, geografiche in cui si vive;
  • nozione scientifica: oggetto di analisi di alcune discipline e in particolare dell’ecologia.

L’ambiente può quindi essere un ambito fisico o mentale e dal punto di vista semantico il termine può essere usato con significati particolari in diversi contesti.

In biologia l’ambiente indica tutto ciò che può influire direttamente sul metabolismo o il comportamento di un organismo, di una popolazione o di una specie. Più specificamente, in ecologia (un tempo branca dell’ecologia) l’ambiente può avere diverse accezioni, può essere definito come un sistema di condizioni esterne in cui un organismo vive. L’ambiente è pertanto composto da elementi abiotici (luce, aria, acqua, suolo, ecc.) e da elementi biotici (altri esseri viventi e loro relazioni) tra i quali sussistono continui flussi di materia ed energia in un verso e nell’altro. In geologia si definisce ambiente l’insieme delle condizioni fisiche, chimiche e biologiche entro le quali un minerale o una roccia si forma. In termodinamica, l’ambiente è la parte di universo che esula dall’oggetto di studio, si riferisce quindi a qualsiasi cosa che non è parte del sistema sotto analisi, e può ricevere o fornire calore da o ad esso. In chimica e biochimica, è la natura chimica di una soluzione nella quale avviene una reazione, principalmente il suo pH (ovvero se è acida o alcalina).

In contesto non-tecnico, come in politica, si riferisce spesso all’ambiente naturale come la parte del mondo naturale che viene considerata importante o di valore dagli esseri umani, per qualsivoglia ragione. In ambito umanistico (letteratura, storia e sociologia) è l’ambito culturale in cui una persona vive o è stata educata, e le persone o istituzioni con cui essa interagisce (ambiente sociale). In architettura, ergonomia e sicurezza del lavoro è l’insieme di elementi di una stanza o edificio che influiscono sul benessere e l’efficienza dei suoi occupanti; comprese dimensioni e disposizione degli spazi abitabili e del mobilio, luce, ventilazione, temperatura, rumore, ecc. (ambiente abitativo). In informatica, significa in generale dati, processi o apparecchiature, che, anche se non esplicitamente indicate come parametri della computazione, possono comunque influire sul risultato.

Tutti questi tipi di ambiente, per il fatto di essere in relazione tra loro e con l’uomo possono essere alterati da agenti esterni. Questa alterazione è definita inquinamento e può variare secondo: natura, origine, risultato.

Oltre alle elaborazioni svolte dal mondo scientifico-naturalistico ve ne sono anche da parte del mondo giuridico (legislatori, magistrati, ecc.) e per l’analisi ambientale sono particolarmente importanti i significati dal punto di vista ecologico e giuridico. Nei prossimi paragrafi analizzeremo quindi i significati di ambiente e le difficoltà interpretative di tipo scientifico e giuridico.

Nozione di ambiente in senso ecologico

Il termine ecologia (che deriva dal greco oikos=casa e logos=studio) fu coniato nel 1866 da Ernst Haeckel. La definizione originaria era: “totalità delle scienze delle relazioni dell’organismo con l’ambiente, comprese tutte le condizioni dell’esistenza nella loro accezione più ampia”. Diversamente da quanto credono in molti, l’ecologia non è la scienza che si occupa della protezione della natura o dell’inquinamento, ma è lo studio interdisciplinare che, richiedendo il contributo di più discipline (geografia, botanica, zoologia, biologia, biochimica, medicina, antropologia, etc.), si occupa dei rapporti tra gli esseri viventi (uomo incluso) e l’ambiente fisico in cui vivono.

L’ecologia analizza le relazioni all’interno di diversi livelli spaziali gerarchici: la biosfera (il luogo della terra all’incirca tra i 10.000 m sopra e i 10.000 m sotto il livello della superficie in cui è possibile la vita come noi la conosciamo), i biomi (es. la tajga siberiana, il deserto, la savana, l’oceano, ecc.), gli ecosistemi, le comunità e le popolazioni.

Il termine ed il concetto di ecosistema fu elaborato nel 1935 da A.G. Tansley per definire l’insieme degli elementi viventi e non viventi che in uno stesso spazio fisico sono legati e tenuti in equilibrio da una serie di complesse relazioni di interdipendenza. In ecologia si definisce quindi ecosistema come l’insieme degli organismi viventi (comunità o biocenosi), dell’ambiente fisico circostante (habitat) e delle relazioni biotiche e chimico-fisiche all’interno di un “definito” spazio della biosfera.

L’ecosistema è in realtà un sistema aperto caratterizzato dal flusso unidirezionale dell’energia dall’esterno e dal ricircolo della materia al suo interno. L’ecosistema è infatti suddiviso in livelli trofici che dipendono gli uni dagli altri: alla base ci sono i produttori (batteri chemiosintetici, alghe, piante fotosintetiche) che utilizzano l’energia proveniente dall’esterno (es. sole o particolari condizioni chimico fisiche come quelle presenti presso i gayser o le sorgive idrotermali oceaniche) per sintetizzare molecole organiche (es. glucosio) partendo da molecole inorganiche (acqua e anidride carbonica). I consumatori primari (es. erbivori terrestri o bivalvi marini) utilizzano i produttori primari (es. piante o alghe), i consumatori secondari (carnivori) utilizzano i primari e alla morte di tutti questi la materia organica di cui sono costituiti viene demolita dai decompositori (insetti e batteri) liberando molecole inorganiche che rientrano in circolo a livello dei produttori primari.

Tenendo presente questo, risulta evidente che la definizione spaziale di un ecosistema è arbitraria: ne la terra ne l’intestino di un dromedario sono sistemi chiusi dato che ricevono energia (luce solare o bolo alimentare) e liberano energia (albedo o feci). Per questo possono essere considerati ecosistemi sia il deserto sia l’oasi al suo interno sia l’intestino del dromedario che si sta abbeverando. La delimitazione spaziale di un ecosistema è spesso collegata alla necessità descrittiva dello stesso o dalla necessità di limitare l’ambito della analisi in atto sul dato sistema da parte di un ricercatore: un limnologo per studiare un ecosistema lago dovrebbe come minimo allargare i confini di studio al bacino imbrifero.

A seconda della condizione dell’ecosistema possiamo dare ulteriori sotto definizioni:

  • ecosistema naturale dove la presenza umana è assente o irrilevante rispetto a quella delle altre specie (es. deserti, calotte glaciali o polari, tajga siberiana, ecc.);
  • ecosistema modificato in cui si rileva la presenza di interventi umani, tale presenza non è irrilevante, ma non ha modificato gli equilibri iniziali (es. villaggi con agricoltura di sussistenza nelle savane africane, nelle steppe centroasiatiche e nelle foreste tropicali sudamericane);
  • ecosistema coltivato, fortemente caratterizzato dalla presenza umana, ma dotato di un certo grado di naturalità (es. coltivazioni collinari, parchi urbani, ambiti sciistici montani, ecc.);
  • ecosistema costruito, dove la presenza umana è strutturante (es. ambiti urbani o periurbani);
  • ecosistema degradato, sistema decaduto dalla condizione di equilibrio ecologico e in cui la stessa sopravvivenza umana è a rischio.

La definizione di ecosistema, ambiente e habitat

Secondo alcuni la differenza tra ecosistema e ambiente è nelle dimensioni dello spazio che contiene gli elementi caratterizzanti, ovvero un ambiente includerebbe in sé centinaia di ecosistemi. In realtà avendo il termine “ambiente” diverse accezioni, dal punto di vista prettamente scientifico in ecologia generale non viene utilizzato, e si preferisce utilizzare i termini “comunità” per la componente biotica, “habitat” per la componente abiotica ed “ecosistema” nella definizione precedentemente data.

Prima di analizzare il termine ambiente dal punto di vista giuridico, ricordiamo che il concetto di habitat come definito dalla Direttiva 92/43/CEE “Habitat” è diverso dalla originaria definizione ecologica del termine. Infatti l’art. 3, comma 1, definisce gli habitat naturali “le zone terrestri o acquatiche che si distinguono in base alle loro caratteristiche geografiche, abiotiche e biotiche, interamente naturali o seminaturali” e l’habitat di una specie come “ambiente definito da fattori abiotici e biotici specifici in cui vive la specie in una delle fasi del suo ciclo biologico”.

Si può dire che nella Direttiva comunitaria l’habitat è sinonimo di ecosistema in cui vive una determinata specie, inoltre analizzando gli allegati della direttiva stessa risulta evidente che le modalità per definire un “habitat” sono principalmente legati alle metodiche della fitosociologia.


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Fonte: ilnaturalista.it